Perché i puffi?

Tutto è cominciato un giorno, quando un mio caro amico ha trovato in un mercatino di beneficenza, una dozzina di puffi rovistando tra vecchi giocattoli in disuso. Allora è iniziata una tacita sfida, tra me ed il mio amico, a chi collezionasse più puffi. Questa collezione mi ha spinto ad informarmi sempre di più, fino ad arrivare alla decisione di scrivere qualcosa sull'incantevole mondo dei puffi. Un luogo che già da bambino mi aveva attratto a sé celato sotto tante forme: le famose riproduzioni in PVC della Schleich e della Bully, le mitiche figurine della Panini che scambiavo a scuola con i miei compagni, il film d'animazione che vidi, con mio padre all'ex-cinema Induno di Roma (oggi Sala Troisi), ma in particolare grazie ai cartoni animati, che andavano in onda sulle reti Fininvest durante il programma Bim Bum Bam. Questo fenomeno, che ha occupato e continua ad occupare le più svariate tecniche d'illustrazione e di comunicazione sino ai giorni nostri, sarà capace di un ritorno inaspettato da quella generazione che come la mia, ha amato quelle figure gentili e che ama tutto ciò che è passato, perché ormai parte della propria vita, per lo più quella tenera legata alla infanzia. Questa tesi è anche un puzzle di ricordi, dedicata a chi potrà continuare ad educarsi alla scuola delle fiabe e della fantasia. In particolare, la dedico a chi ama, come me, i puffi con una ingenuità puffina e cioè, a chi ha tutta una storia da scrivere, perché da poco affacciatosi alla finestra dei tre anni: al mio caro Simone (Tav.1) con amore Zio Emiliano.

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