ARIECCOLI! Di Lorenzo Bartoli Faccio un bel mestiere, niente da dire. Con alterne fortune, racconto storie a chi ha voglia di ascoltarle. Un po’ stregone, un po’ guitto, un po’ cantastorie e un po’ sciamano, lo scrittore ruba scintille alle risate degli Dei, stuzzica la barba di Pan per conquistare le ragazze, e, a volte, riesce perfino a portare a casa una storia decente. Io, però, ho un sogno segreto: da grande voglio essere Indiana Jones. E non per l’avventura, nossignori. Preferisco viaggiare dentro piuttosto che fuori. Quello che invidio all’archeologo più famoso del mondo è il suo kit da scavo, e, in particolar modo, il suo pennellino per togliere la polvere dai reperti. Il segreto è tutto lì: togliere la polvere, riannodare i fili che il passato tende generosamente e misteriosamente verso il futuro. E il senso di questo Concorso di Fumetti, patrocinato dai due Giorgio più competenti e simpatici del settore, è proprio in questa polvere rimossa che si deposita dolcemente su personaggi mai dimenticati e sempre attuali. Arieccoli, dunque. C’è Crazy Cat, matto come un cavallo pur essendo un gatto. C’è Braccio di Ferro, Romeo ingenuo e virile, innamorato di quella Giulietta di nome Olivia, tanto goffa quanto poetica e divertente. C’è Bonaventura, e adesso il suo milione vale davvero un bel po’. Ho visto Kriminal, cattivo con onore, e Tiramolla, cui mi lega un affetto e un passato da curatore. Una lacrimuccia mi è scesa quando mi sono imbattuto in Cocco Bill e ho ripensato ai diari della mia infanzia, pieni di salami con le gambe e di un umorismo non-sense difficilmente eguagliabile. Una risata involontaria e irrefrenabile mi ha fatto visita quando ho intravisto l’inconfondibile scucchia di Totò spuntare sotto una faccia che è ormai parte del pantheon dei miti di questo paese. Qualcuno, poi, ha provato a omaggiare Pazienza e Tamburini, orientando la propria matita e i propri colori verso un fumetto che ha fatto del coraggio e della sperimentazione le lingue affilate per parlare di politica alla gente comune. I ragazzi ce l’hanno messa tutta, col cuore e col talento, raggiungendo in certi casi esiti davvero sorprendenti. Io, però, non mi sono sorpreso. So che in giro c’è tanta gente in gamba, capace di raccontare, capace di emozionare. Gente che non ha paura di riesumare, di reinventare, di relazionarsi con l’immaginario collettivo senza paura di sbagliare. Forza, ragazzi. Fate, sbagliate. E crescete. Un giorno, se ne avremo voglia a vicenda, potremo incrociare la mia penna e le vostre matite, e tra trent’anni magari qualcuno dirà di noi: Arieccoli!